Agisci al plurale

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Agisci al plurale. “Un sogno che si sogna da soli è solo un sogno. Un sogno che si sogna insieme è realtà.”
(John Lennon)

Agisci al plurale: collaborazione e individualità

Collaborare significa partecipare attivamente, per raggiungere il compimento di un lavoro o lo svolgimento di un’attività. All’interno dell’azienda la collaborazione è fondamentale, come relazione sinergica tra due o più realtà che lavorano insieme. Il fine precipuo è quello di produrre qualcosa di meglio di ciò che si potrebbe fare da soli.

“Collaborazione”, tuttavia, non deve essere in contrasto con “Individualità”.

Una delle più celebri massime sul lavoro di squadra, attribuita all’assistant coach dei Chicago Bulls, Tex Winter, recita: “There is no ‘I’ in ‘team’”. Si dice anche che la stella di quel team, Michael Jordan, replicò così: “But there is an ‘I’ in ‘win’”.

Vero: non c’è spazio all’individualismo nella collaborazione. Ma una collaborazione di successo richiede spazio all’individualità, oggi più che mai. Oggi che pensare di poter lavorare in solitudine è diventato quasi impossibile.

Non solo: anche noi stessi, individualmente, abbiamo un “team interno”, e siamo come una squadra composta da diverse personalità diverse, con diversi interessi e desideri, anche divergenti.

Agisci al plurale: collaborazione ed empatia

L’obiettivo della giornata dell’ io-professionista, per esempio, potrebbe non coincidere con quello dell’ io-in-famiglia. Ciascuno dà il meglio di sé se è in equilibrio con la propria vita, e quindi collaborare significa contribuire all’equilibrio reciproco.

Collaborare, specie oggi che le tecnologie ci danno accesso a strumenti sempre più efficaci e pervasivi di connessione (la magia – impensabile 15 anni fa – di una videocall) e di sharing (l’agilità di un documento di lavoro condiviso), diventa allora anche e soprattutto una questione di empatia, un delicato incastro di “frattali” tra il nostro “team interno” e i veri e propri “team esterni” di cui facciamo parte.

Condividere un obiettivo di progetto conta, eccome; ma collaborare con qualcuno per far sì che sia i nostri sia i suoi desideri ed esigenze più “sottili”, ne escano gratificati e valorizzati, è ciò che fa la differenza nel nostro (e nell’altrui) work-life balance.

Il consiglio: collabora di più e meglio, con gli altri e con te stessa/o. Nell’era dello sharing, a essere “condivisi” non sono solo i progetti e gli obiettivi, ma anche le persone, i loro valori, le loro sensibilità, i loro multipli desideri: impegnati a far sì che tutto – non solo il risultato del progetto – ne esca migliorato. Anche perché se impari a rispettare il tempo degli altri, gli altri impareranno a rispettare il tuo.

Agisci al plurale: fatti le domande giuste

Cosa posso fare concretamente per facilitare la collaborazione a tutto tondo nel mio team?
Come tengo conto delle esigenze e dei desideri “vitali” delle persone con cui collaboro?
Quali domande faccio ai miei colleghi per stimolarli e arricchire le mie e le loro idee?
Come valuto il mio livello di ascolto attivo? E come potrei miglioralo?

L’allenamento

Allenamento #1 – Tecnologia per collaborare

Per una settimana, segui alcune semplici regole per utilizzare la tecnologia in modo collaborativo, non solo finalizzato al raggiungimento di un dato obiettivo, ma anche rispetto alle esigenze delle altre persone:
Trasparenza: condividi la tua agenda e fa’ in modo che gli altri condividano la propria con te.
Pulizia: tutte le volte che puoi, metti al massimo 3 persone in copia conoscenza in un’email, per evitare la moltiplicazione di informazioni che potrebbero prendere attenzione inutile dagli altri.
Allineamento: lavora su documenti condivisi, per evitare sforzi superflui e sprechi di tempo (per esempio, per non lavorare in parallelo su versioni diverse dello stesso file).
Accuratezza: invia email mirate e concise, 5-10 righe al massimo, con un oggetto inequivocabile e una struttura dei contenuti comprensibile a colpo d’occhio.
Empatia: invia email solo in ore rispettose (“sociable hours”), evitando le sere e i weekend, limitandoti a comunicare ciò che l’altra persona si aspetta di sapere da te, o ciò che è rilevante per lei.

Allenamento #2 – Intelligenza collettiva

Per un settimana, segui 7 semplici regole per collaborare e creare insieme agli altri soluzioni innovative, frutto di intelligenza collettiva.
Non mettere in crisi le idee degli altri, ma incoraggiali a generarne di nuove “rilanciando” sulle loro (evita “sì, ma…” e usa il “sì, e…”).
Rispetta le regole del brainstorming, non solo nelle sessioni dedicate, ma in ogni momento di condivisione e scambio di idee con altre persone. Separa la fase creativa di generazione delle idee (fase divergente) dal giudizio (fase convergente): quando sei nella prima, “surfa” in libertà tra le idee degli altri e, solo nella seconda, esprimi con chiarezza e rispetto il tuo consenso o dissenso.
Facilita il pensiero collettivo: connetti e metti in relazione le tue idee con quelle degli altri e quelle degli altri tra loro (“la tua idea mi fa pensare a…”)
Ascolta in modo attivo, fai domande agli altri per capire meglio come e cosa pensano. Coinvolgi, offri e chiedi suggerimenti e consigli.

Relativizza: parti dal presupposto che le tue convinzioni sono un punto di vista, non un dogma inderogabile. Mettiti in discussione, invita gli altri a sfidare le tue idee e cerca continuamente spunti per migliorare il tuo pensiero con l’aiuto degli altri.
Occhi sempre chiusi e attenzione sul respiro ti aiuteranno a prendere sonno rapidamente.
Nessuna distrazione: il “flight mode” del telefono è il tuo miglior amico!

Tamarri: per una tecnologia all’insegna dell’empatia! 😉

Agisci al plurale

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Agisci al plurale. “Un sogno che si sogna da soli è solo un sogno. Un sogno che si sogna insieme è realtà.”
(John Lennon)

Agisci al plurale: collaborazione e individualità

Collaborare significa partecipare attivamente, per raggiungere il compimento di un lavoro o lo svolgimento di un’attività. All’interno dell’azienda la collaborazione è fondamentale, come relazione sinergica tra due o più realtà che lavorano insieme. Il fine precipuo è quello di produrre qualcosa di meglio di ciò che si potrebbe fare da soli.

“Collaborazione”, tuttavia, non deve essere in contrasto con “Individualità”.

Una delle più celebri massime sul lavoro di squadra, attribuita all’assistant coach dei Chicago Bulls Tex Winter, recita: “there is no ‘I’ in ‘team’”. Si dice anche che la stella di quel team, Michael Jordan, replicò così: “but there is an ‘I’ in ‘win’”.

Vero: non c’è spazio all’individualismo nella collaborazione. Ma una collaborazione di successo richiede spazio all’individualità, oggi più che mai, oggi che pensare di poter lavorare in solitudine è diventato quasi impossibile.

Non solo: anche noi stessi, individualmente, abbiamo un “team interno”, e siamo come una squadra composta da diverse personalità diverse, con diversi interessi e desideri, anche divergenti.

Agisci al plurale: collaborazione ed empatia

L’obiettivo della giornata del io-professionista, per esempio, potrebbe non coincidere con quello dell’ io-in-famiglia. Ciascuno dà il meglio di sé se è in equilibrio con la propria vita, e quindi collaborare significa contribuire all’equilibrio reciproco.

Collaborare, specie oggi che le tecnologie ci danno accesso a strumenti sempre più efficaci e pervasivi di connessione (la magia – impensabile 15 anni fa – di una videocall) e di sharing (l’agilità di un documento di lavoro condiviso), diventa allora anche e soprattutto una questione di empatia, un delicato incastro di “frattali” tra il nostro “team interno” e i veri e propri “team esterni” di cui facciamo parte.

Condividere un obiettivo di progetto conta, eccome; ma collaborare con qualcuno per far sì che sia i nostri sia i suoi desideri ed esigenze più “sottili” ne escano gratificati e valorizzati, è ciò che fa la differenza nel nostro (e nell’altrui) work-life balance.

Il consiglio: collabora di più e meglio, con gli altri e con te stessa/o. Nell’era dello sharing, a essere “condivisi” non sono solo i progetti e gli obiettivi, ma anche le persone, i loro valori, le loro sensibilità, i loro multipli desideri: impegnati a far sì che tutto – non solo il risultato del
progetto – ne esca migliorato. Anche perché se impari a rispettare il tempo degli altri, gli altri impareranno a rispettare il tuo.

Agisci al plurale: fatti le domande giuste

Cosa posso fare concretamente per facilitare la collaborazione a tutto tondo nel mio team?
Come tengo conto delle esigenze e dei desideri “vitali” delle persone con cui collaboro?
Quali domande faccio ai miei colleghi per stimolarli e arricchire le mie e le loro idee?
Come valuto il mio livello di ascolto attivo? E come potrei miglioralo?

L’allenamento

Allenamento #1 – Tecnologia per collaborare

Per una settimana, segui alcune semplici regole per utilizzare la tecnologia in modo collaborativo, non solo finalizzato al raggiungimento di un dato obiettivo ma anche rispetto alle esigenze delle altre persone:
Trasparenza: condividi la tua agenda e fa’ in modo che gli altri condividano la propria con te.
Pulizia: tutte le volte che puoi, metti al massimo 3 persone in copia conoscenza in un’email, per evitare la moltiplicazione di informazioni che potrebbero prendere attenzione inutile dagli altri.
Allineamento: lavora su documenti condivisi, per evitare sforzi superflui e sprechi di tempo (per esempio, per non lavorare in parallelo su versioni diverse dello stesso file).
Accuratezza: invia email mirate e concise, 5-10 righe al massimo, con un oggetto inequivocabile e una struttura dei contenuti comprensibile a colpo d’occhio.
Empatia: invia email solo in ore rispettose (“sociable hours”), evitando le sere e i weekend, limitandoti a comunicare ciò che l’altra persona si aspetta di sapere da te, o ciò che è rilevante per lei.

Allenamento #2 – Intelligenza collettiva

Per un settimana, segui 7 semplici regole per collaborare e creare insieme agli altri soluzioni innovative, frutto di intelligenza collettiva.
– Anziché “del Diavolo”, fa’ “l’Avvocato dell’Angelo”: non mettere in crisi le idee degli altri ma incoraggiali a generarne di nuove “rilanciando” sulle loro (evita “sì, ma…” e usa il “sì, e…”).
Rispetta le regole del brainstorming non solo nelle sessioni dedicate ma in ogni momento di condivisione e scambio di idee con altre persone. Separa la fase creativa di generazione delle idee (fase divergente) dal giudizio (fase convergente): quando sei nella prima, “surfa” in libertà tra le idee degli altri e, solo nella seconda, esprimi con chiarezza e rispetto il tuo consenso o dissenso.
Facilita il pensiero collettivo: connetti e metti in relazione le tue idee con quelle degli altri e quelle degli altri tra loro (“la tua idea mi fa pensare a…”)
Ascolta in modo attivo, fai domande agli altri per capire meglio come e cosa pensano. Coinvolgi, offri e chiedi suggerimenti e consigli.

Relativizza: parti dal presupposto che le tue convinzioni sono un punto di vista, non un dogma inderogabile. Mettiti in discussione, invita gli altri a sfidare le tue idee e cerca continuamente spunti per migliorare il tuo pensiero con l’aiuto degli altri.
Occhi sempre chiusi e attenzione sul respiro ti aiuteranno a prendere sonno rapidamente.
Nessuna distrazione: il “flight mode” del telefono è il tuo miglior amico!

Tamarri: per una tecnologia all’insegna dell’empatia! 😉

GoodViber distanziamento sui luoghi di lavoro. Sempre più richiesto

Un bell’articolo tratto da tuttocarrellielevatori.it conferma il successo del nostro piccolo dispositivo per il distanziamento sui luoghi di lavoro.

Da sempre attenti alla sicurezza dei nostri clienti, abbiamo deciso di raccogliere la sfida (che non avremmo mai voluto raccogliere) dettata dal Coronavirus. Ci siamo impegnati a trovare una soluzione pratica, tecnologica ed economica, che potesse adeguarsi a qualsiasi tipo di attività commerciale e  industriale.

Tecnologia…semplice.

Abbiamo passato alcune settimane con il nostro dipartimento di ricerca e sviluppo e ci siamo concentrati su pochi ma fondamentali punti per realizzare il nostro piccolo dispositivo:

  • Pratico
  • Anonimo
  • Duraturo

Così è nato GoodViber il piccolo dispositivo per il distanziamento sui luoghi di lavoro.

Chiama e chiedi la tua prova gratuita

Sempre più aziende lo stanno utilizzando, anche grazie al credito d’imposta pari al 50 per cento delle spese ammissibili sostenute nel corso del 2020 fino ad un massimo di 20 mila euro per le spese che riguardano i dispositivi di protezione individuale o di sicurezza.

Chiedi informazioni, non potrai più farne a meno!

Cucine Popolari, un intreccio virtuoso

Cucine Popolari, un intreccio virtuoso tra tecnologia e solidarietà. Sicurezza ed efficienza alle Cucine Popolari del Battiferro per una nuova accoglienza.

Cucine Popolari: un esempio di accoglienza e inclusione

Cucine Popolari sono il frutto di un progetto dell’Associazione CiviBo Onlus nato il 20 ottobre del 2014, con sede a Bologna in via Del Battiferro. Da un’idea di Roberto Morgantini, “a oggi le Cucine rappresentano un esempio di accoglienza e inclusione. Unico su tutto il territorio nazionale”, come afferma lo stesso creatore del progetto.

Cucine popolari nascono con l’intento di divenire un punto di riferimento per azioni concrete di solidarietà contro l’indigenza e la solitudine. Contro il disagio sociale in senso lato.

Per questo coinvolgono singoli volontari e imprese del territorio. Una sorta di “cittadinanza attiva”, solidale nel contrasto “della povertà economica, relazionale e sociale”.

L'”autentica identità” di Cucine Popolari si colloca nel superamento della dimensione caritatevole in favore di un sentimento di inclusione forte e condiviso.

Dopo il Covid-19 verso la Fase 3

Tra l’imperversare del Covid-19 e la giungla dei tanti i protocolli anti-covid, gli ospiti da sfamare non sono certo diminuiti. Anzi, l’epidemia ha acuito l’indigenza di chi era già in difficoltà.

Nei mesi del lockdown anche le iniziative di solidarietà hanno subito un freno. Niente più pasti serviti a tavola. Difficile, infatti, garantire il distanziamento sociale a tavola come in cucina dove i volontari preparano i pasti ogni giorno.

Ma  Cucine Popolari non si sono sottratte alla loro vocazione neanche in un complicato momento come quello trascorso.

Per questo Roberto Morgantini giovedì 4 giugno annuncia che, Cucine Popolari non potranno ancora servire pasti a tavola, ma dal 12 giugno, l’accoglienza aumenterà. Il fondatore di una delle iniziative più inclusive d’Italia annuncia, infatti, che : “anche il venerdì le nostre ospiti e i nostri ospiti potranno contare su di noi per un pasto caldo e, magari, anche un pasto per la cena.

Significa dunque che, su richiesta della Responsabile dell’Area welfare del Comune di Bologna, Adele Mimmi, le Cucine Popolari del Battiferro non saranno aperta solo da lunedì a giovedì, ma anche al venerdì.

Al via la Fase 3, in sicurezza con il GoodVibER!

L’annuncio da parte di Morgantini di una maggiore apertura e quindi di un maggior carico per le volontarie e i volontari, è stata l’occasione per presentare l’ultima donazione alle Cucine Popolari del Battiferro. Venti dispositivi GoodVibER firmati Tamarri , proprio per chi lavora in cucina.

Da sempre incline all’innovazione tecnologica, negli ultimi anni la Tamarri ha rifornito le imprese con sistemi di sicurezza innovativi. Con quale scopo? Permettere agli operatori  e a chi li circonda di lavorare senza rischi.

Ai fornelli delle Cucine Popolari, sono numerose le “cuoche” e i “cuochi” volontari. Da lunedì a venerdì preparano tanti pasti per tutti coloro che, un pasto, non se lo possono permettere.

Il lavoro è tanto e non è sempre semplice garantire il distanziamento sociale tra chi si occupa di questo fondamentale servizio. Per questo Andrea Tamarri, titolare della Tamarri S.p.a, nonché ideatore del  GoodVibER, ha pensato che il  dispositivo potesse essere utile per lavorare in sicurezza anche presso le Cucine Popolari.

Cos’è il GoodVibER e perché può essere utile a Cucine Popolari

Il  GoodVibER è un piccolo dispositivo delle dimensioni di un telecomando per cancelli elettrici. Ha ha la funzione di mantenere le distanze necessarie per contrastare la diffusione del coronavirus.  Con  tecnologia Bluetooth, il Good VibER è in grado di segnalare con una vibrazione e un segnale luminoso che due operatori sono troppo vicini.

Un aiuto a chi si dà da fare tra i fornelli delle Cucine Popolari del Battiferro. Anche la tecnologia può contribuire ad un progetto di solidarietà.

Noi della Tamarri siamo orgogliosi di aver dato il nostro piccolo contributo a coloro che si occupano da anni al nobile compito di combattere l’indigenza e la solitudine. Per tutti coloro che sono stati meno fortunati di altri.

Buon lavoro in sicurezza a tutti i volontari che hanno contribuito a rendere le Cucine Popolari un luogo di accoglienza e di condivisione!